15 giugno – Presentazione GRANO

Titolo: Presentazione GRANO
Luogo: Xm24, via fioravanti 24
Descrizione: Si parlerà del manifesto della moneta sociale, come farne parte, che vantaggi si pensa porti, che strumento è e come si differenzia nell’uso da strumenti esistenti e simili. Domande aperte.
Ora inizio: 19:30
Data: 15-06-2017
Ora fine: 22:30

IL GRANO: UN PROGETTO DI MONETA SOCIALE A BOLOGNA

Vogliamo provare a darci uno strumento di politica monetaria sociale che funzioni secondo i principi dell’autogestione: per costruire un’economia di giustizia, partecipazione e solidarietà, bastata sulle relazioni e sulla fiducia…

Vi invitiamo alla prima presentazione pubblica del Grano e del laboratorio bolognese per la moneta sociale Venerdì 12 maggio alle 21 al Circolo anarchico Berneri, Piazza di Porta Santo Stefano 1

Intervista a Enric Duran su monete alternative pubblicata da Euronomade

Riportiamo di seguito l’intervista di Cristina Toti a Enric Duran pubblicata su Euronomade

Perché parlare di economia e circuiti alternativi?

Perché le iniziative e le cooperative alternative possano incontrare uno spazio diverso da quello che viene offerto dal sistema capitalista, nel quale possano lavorare assieme e non scontrarsi. è importante costruire un sistema postcapitalista che sia uno spazio di commercio fuori dal circuito capitalista, in cui le iniziative e i progetti alternativi si possano dar forza l’un l’altro attraverso la collaborazione e condividendo le risorse. Se queste iniziative alternative si trovano nel sistema ufficiale devono competere con questo e per ciò incontrano molte difficoltà per sopravvivere e per potenziarsi,per questo motivo è importante che siano visibili all’interno dello stesso mercato alternativo ma anche nei circuiti di produzione, di commercio e consumo.

Condividere gli spazi fa in modo che il sistema alternativo sia più accessibile, più visibile e più conosciuto. Lo spazio comune genera un’alternativa più stabile. La costruzione di circuiti alternativi è un primo passo verso la costruzione di un’altra economia, in cui questi nuovi soggetti divengono più forti attraverso la partecipazione al circuito alternativo.

Perché parlare di ecosistemi alternativi?

Stiamo cercando di costruire un’altra società e un altro sistema, che si distanziano dal capitalismo. Stiamo costruendo mercati sociali e mercati rivolti ad un pubblico più ampio. Non stiamo parlando di assistenzialismo sociale ma di un circuito auto-organizzato, dove si deve creare tutta la struttura comune, la struttura che potremmo chiamare pubblica – che ha cura per ciò che è comune, voglio dire, che ha cura per tutti coloro che fanno parte di questo sistema, non solo chi può produrre e generare ricchezza ma anche per quelli che sono nella situazione di non poterlo fare, ad esempio coloro che soffrono di qualche malattia, che son anziani o deboli.. dobbiamo riuscire a coprire tutte le loro necessità-.

Cosicché la forma per poter raggiungere questa sicurezza altra all’interno di questi ecosistemi di progetti autonomi e progetti comuni che possano rafforzarsi uno con l’altro e che possano creare un’integralità di tutto il sistema, che riescano a creare una tappa, cioè: come possiamo coprire tutte le necessitò di tutti i partecipanti (non solo per le persone che hanno successo -come succede nel sistema capitalista nel quale la maggioranza perde- ma per creare un ecosistema in cui tutti vinciamo) ? Tutti potranno trarre vantaggi da questo spazio comune.

Che cosa intendiamo con il termine “moneta alternativa”?

Il sistema attuale è basato sull’ignoranza, la non-conoscenza. Il sistema monetario stesso è controllato da alcune persone e le corporazioni beneficiano di tutti i vantaggi di questo sistema. Questo è un sistema opaco, in cui le persone utilizzano la moneta ufficiale ma allo stesso tempo ne vengono pregiudicate.

Per questo motivo un parte importante della costruzione di un sistema di economia alternativa è quella di cercare di recuperare la sovranità sul sistema monetario e per ciò di utilizzare monete che conosciamo, poiché siamo noi a partecipare al processo di costruzione – ossia creiamo le loro caratteristiche-. In questi sistemi alternativi le persone hanno le informazioni e possono partecipare a tutto il processo, per questo le alternative comuni sono molto importanti. Usare le monete alternative è una chiave per il funzionamento delle reti cooperative. Creiamo una moneta che conosciamo, facciamo assemblee e costruiamo la sua definizione, scegliamo ad esempio il tasso di cambio – se sarà possibile cambiarla con altre monete e a quale tasso…-

Ci sono diverse realtà che stanno implementando progetti di questo tipo. Quali sono i punti di forza e le debolezze che sorgono?

Porto ad esempio il caso della cooperativa integrale catalana (CIC). Una fase molto importante è l’inizio della costruzione di un ecosistema autonomo. Una prima difficoltà è quella della costruzione della fiducia, spazi di fiducia che permettano di costruire  un’alternativa alla burocrazia del sistema vigente e che siano in grado di sviluppare questo primo passo.

Una debolezza è il fatto che manca una massa critica, impegnata, che man mano potrà crescere. Abbiamo visto che molte cooperative non sono riuscite a farlo e che per ciò sono rimaste bloccate a questa prima fase, restando di piccole dimensioni o semplicemente non hanno continuato il processo di sviluppo, per ciò potremmo dire che creare una cooperativa integrale è una difficoltà di per sé.

Date le difficoltà intraviste nel processo di creazione e sviluppo ei molti progetti che hanno ovoluto crescere in questo senso, è nato il progetto di FairCoop. Una soluzione a queste difficoltà è quella di riunirsi in scala, attuare in uno spazio più amplio in cui poter condividere strumenti e risorse, in cui i piccoli gruppi possano utilizzare la stessa filosofia: condividere spazi quanto conoscenze. Stiamo cercando di farlo attraverso FairCoop,una rete amplia in cui vengono condivisi strumenti, informazioni e conoscenze. Uno spazio di appoggio.

Un’altra debolezza potrebbe essere il modo di relazionarsi trai partecipanti, spesso incontriamo una mancanza di relazioni umane. Non abbiamo gli strumenti per risolvere questo problema perché arriviamo con molto Ego, con ciò che abbiamo appreso nel sistema ufficiale e per ciò è difficile prendere parte a processi collettivi e di ascolto. Necessitiamo di spazi di ascolto, di facilitazione, mediazione, apprendimento e comunicazione non violenta. Questi strumenti possono aiutarci a superare i problemi relazionali a cui ci troviamo di fronte.

Ad ogni modo abbiamo visto che la forza può essere la costruzione di un livello di partecipazione importante, ad esempio la CIC dopo questo passo ha raggiunto una certa stabilità economica che può essere la base da cui partire per risolvere le crisi relazionali che si presentano senza mettere a rischio la sopravvivenza dell’intero sistema, questo è possibile perché esiste una base sufficientemente solida.

Cosa intendiamo dire con cooperativismo aperto?

Con cooperativismo aperto intendiamo una forma di cooperazione in cui la cooperativa è aperta verso la società, cioè che è di fatto sempre aperta alla partecipazione delle altre persone-per esempio non è necessario presentare un curriculum vitae per partecipare, ciò che serve è la volontà di diventare socio e partecipare alle assemblee de ai gruppi di lavoro-.

Cooperativismo aperto significa che la gente può partecipare e scegliere, per questo motivo stiamo utilizzando l’esempio della nostra cooperativa (la CIC) per arrivare alla società, per fare in modo che la gente possa conoscerla più facilmente, che possa ricevere de avere accesso alle informazioni e che possa essere parte di un processo collaborativo e aperto che va al di là dell’appartenenza al sistema, poiché è rivolto a tutta la società.

Il cooperativismo aperto non è solo un processo inclusivo, che vuole incorporare qualcosa o qualcuno che sta al di fuori di esso ma è un processo a cui la gente può avvicinarsi e può prendere parte, ognuno con i suoi tempi.

Che ruolo ha la comunicazione  in queste reti?

Possiamo distinguere la comunicazione in diversi livelli. C’è la comunicazione interna, interpersonale, che ha a che vedere con l’apprendimento relazionale. Risolvere i conflitti, saper ascoltare, saper parlare, saper giungere a un accordo per esempio in un’assemblea de evitare che si generi un conflitto. Semplicemente ascoltare e parlare senza essere violenti in queste relazioni. Un altro livello della comunicazione ha a che vedere più con l’organizzazione, è più politica.

C’è un livello più interno e uno più esterno. La comunicazione organizzativa interna, tra i partecipanti, è molto importante al fine di facilitare un livello di informazione che permetta la partecipazione, che permetta di prendere parte al processo decisionale. È molto importante avere possibilità reali di partecipare. Inoltre c’è una sfera che è più rivolta verso il pubblico che permette alla società di conoscere ciò che sta facendo la cooperativa, che permette alle persone che pensano che questo sia importante e che qui incontrano le opportunità per essere parte del processo di ricevere le informazioni e la possibilità di essere coinvolti. Questo tipo di comunicazione permette alla cooperativa di restare sempre aperta, al fine di connettere con la comunità e con altri collettivi, aggiungere a un movimento più ampio.

Hai parlato di comunicazione non violenta. Credi che l’azione di costruire cooperative integrali potrebbe essere un modo non violento per opporsi al sistema?

È chiaro che il tipo di sistema alternativo di cui stiamo parlando è parte della soluzione. Esiste un’idea di partecipazione aperta e di partecipazione per consenso al fine di compiere la possibilità di coprire le necessità di tutti e cooperare . Tutti questi aspetti aiutano processi di comunicazione non violenta, di fatto esistono altri tipi di organizzazione che non cooperano e non comunicano e che generano una società molto più violenta rispetto a quella che è la CIC.

In un certo senso costruire questi processi fa già parte della soluzione de inoltre questi problemi derivano dalla storia personale di ogni persona, da tutto ciò che abbiamo appreso in questo sistema. È importante lavorare su queste problematiche nei processi partecipativi.

In queste reti e in questi processi alternativi che ruolo gioca l’educazione? E, cosa cambia tra comunicazione ed educazione?

Se poniamo che la comunicazione è più quantitativa, come presentazione e trasmissione di informazioni, la educazione è più qualitativa, se intendiamo che l’educazione come la parte che dà qualità alle informazioni e alle relazioni di apprendimento, no? Come dire che permette di approfondire di più e di poter capire, in questo senso l’educazione è la chiave per apprendere le informazioni in base alle tua abilità de ai tuoi valori. Questi aspetti sono necessari in questo processo di costruzione di opportunità e di un sistema differente, inoltre l’educazione è importante perché permette a sempre più persone di entrare in questo processo alternativo, aiutando a sviluppare qualcosa di più ampio.

Quindi è molto importante creare alternative in campo educativo poiché è un processo in cui la massa critica può crescere e svilupparsi, in cui si costruiscono processi cooperativi, in cui si apprende a partecipare alle assemblee, in cui si apprende a migliorarsi, etc…

L’educazione permette l’acquisizione di abilità e conoscenze che permettono di partecipare ai progetti alternativi. Senza educazione gli stessi processi restano chiusi e questo può essere un deficit sul lungo termine. Stiamo lavorando in questo senso a Salonicco (Grecia), dove stiamo sviluppando il progetto di una scuola auto-organizzata, che potremmo definire “scuola integrale”. L’obiettivo è quello di generare un ecosistema più ampio, con una grande partecipazione, in cui gli strumenti cooperativi si stanno già sviluppano a partire dallo stesso processo di apprendimento.

Ogni persona potrà partecipare alla scuola, sia un singolo che parte di un collettivo. Stiamo pensando di creare alcune categorie generali come educazione, economia, politica, tecnologia e dopo vorremmo creare un modo differente di educar-ci e apprendere, a partire dalle nostre necessità e volontà. Per esempio, nella parte dedicata alla politica dovremmo dapprima apprendere a prendere parte ai processi partecipativi e di facilitazione delle assemblee poiché è questa la base da cui partire per costruire la politica; o nel campo dell’educazione vogliamo comprendere “come si apprende” nelle altri parti del mondo, incrociarci con altre scuole e capire cosa possono apportare sul tema dell’educazione. Vorremmo costruire il nostro tipo di scuola a partire da questo apprendimento. Per questo motivo vogliamo studiare i i diversi modelli dell’educazione alternativa e poter utilizzare ognuna di queste nei diversi contesti, ognuna  suo, questo è il punto di forza. L’educazione popolare è un’educazione pensata al fine di coscientizzare gli oppressi o, un altro esempio è l’educazione libera o viva che è stata pensata  per il contesto dei bambini.

Inizialmente nella scuola di Salonicco i partecipanti saranno per lo più adulti, l’obiettivo è quello di creare una base solida da cui partire a costruire cooperative integrali e un sistema educativo integrale e realmente alternativo, tanto per adulti quanto per bambini.

Educazione libera ed educazione viva. Che cosa intendi con questi termini?

L’educazione libera è un processo educativo che si è sviluppato in molti spazi del mondo e che è molto sviluppata in Catalunia. Questo tipo di educazione consiste nel facilitare un accompagnamento ai bambini al fine che possano scegliere ciò che vogliono apprendere e che possano apprendere come decidere, questa abilità è molto importante in tutta la nostra vita.

Apprendere ad “impegnarti” con le tue emozioni, apprendere a comprendere, a giudicare quali sono i contenuti che realmente hai voluto e che hai scelto di apprendere.

Apprendere a prendere decisioni e sapere ciò che vogliamo a partire da spazi di dialogo. Il processo di apprendimento non è legato ad un curriculum portato dal professore ma il professore facilita e accompagna i giovani partecipanti in ciò che vogliono apprendere, a partire da un curriculum molto flessibile. È un’educazione che parte dalla motivazione personale di ognuno, dal proprio interesse personale. In questo senso è un’educazione che necessita la partecipazione, poiché molto personalizzata. Inoltre, per questo motivo comporta una spesa economica non indifferente.

L’educazione viva è uno dei modelli dell’educazione libera, il quale pone l’attenzione ai bambini e agli spazi in cui esercitare l’educazione delle famiglie. In questo processo tutte le famiglie e i bambini vengono trattati come un unico ecosistema, nel quale ognuno si relazione con gli altri. È importante la parte di apprendimento dei genitori, nel loro modo di guardare e relazionarsi con i figli, quanto è importante la parte educativa dei figli riguardo alla relazione famigliare. Nell’educazione viva ci sono sessioni in cui gli accompagnatori si relazionano con le famiglie.

I modelli educativi che esistono e che si sono sviluppati in Catalunia sono replicabili in Grecia e negli altri ecosistemi che vogliono impegnarsi nel campo della costruzione di alternative.

Per te quali sono le funzioni dell’educazione nei differenti livelli di creazione e sviluppo di un ecosistema cooperativo?

Dal punto di vista dell’educazione tutti i livelli sono importanti. Inoltre nei processi educativi esiste tanto una parte infantile quanto una parte adulta.

Noi svilupperemo progetti in tutti gli ambiti in modo da creare un modello che comporti un’alternativa completa al modello dell’educazione capitalista.

Da un punto di vista legato maggiormente allo sviluppo di un ecosistema alternativo ciò che vedo è che è importante, forse, iniziare da un’educazione degli adulti perché sono gli adulti che apprenderanno a generare l’autonomia dei progetti sociali e l’autonomia economica e di mutuo-aiuto, che possa permettere che in seguito che sia più facile sostenere economicamente progetti per bambini – che necessitano di entrate economiche per pagare gli accompagnanti, di risorse e strumenti-.

Nei progetti di educazione degli adulti si apprende a fare progetti cooperativi e questo può generare un aiuto per le famiglie, ad esempio una via per acquisire un’entrata alternativa e aiutare al contempo l’ecosistema- nel senso che i progetti dei bambini in questo modo possono avere i mezzi economici per auto sostenersi.

Quindi dobbiamo raggiungere un’educazione alternativa che sia pubblica, gratuita e che sia realmente alternativa. In questo modo potrà competere con il sistema ufficiale, che promuove un’educazione che non è di qualità, però è gratuita.

Riflettiamo un po’ sulla relazione tra economia ed educazione…

Abbiamo visto le relazioni tra educazione e economia, e lo abbiamo visto in due sensi. Da una parte l’educazione libera e pubblica necessita una stabilità economica, cioè di un ecosistema più grande che sia accessibile a tutte le persone.

D’altra parte a livello economico serve una massa critica importante di gente coscientizzata, e “potenziata”, nel processo. Tutto questo richiama la necessità di educazione a vari livelli. Un tipo di educazione che aiuta a liberarsi dal capitalismo e a sostenere progetti economici che sono parte di questo altro tipo di ecosistema. L’educazione è un pilastro dello Stato, il quale offre scuole pubbliche e gratuite. Dovremmo sapere offrire alternative che siano alla pari – in senso economico- e anche migliori – in senso educativo. Per ciò possiamo concludere che educazione e economia si uniscono l’una con l’altra al fine di costruire un nuovo ecosistema salutare e totalmente libero dal sistema capitalista.

14 agosto 2016

Scambiamoci i grani!

Parliamo di Grano, la nuova sperimentazione sulla moneta sociale a Bologna
Il laboratorio sulla moneta sociale vuole essere un esperimento di auto-organizzazione
popolare aperto, democratico e inclusivo. Vogliamo provare a darci uno strumento di
politica monetaria sociale che nasce da realtà fondate sull’autogestione e dalle reti
dell’economia solidale, che non vuole creare debito e che nasce senza scopo di lucro.
Perché una moneta sociale?
Per costruire un’economia di giustizia, partecipazione e solidarietà, bastata sulle
relazioni e sulla fiducia. Per mettere in discussione l’idea di ricchezza e il rapporto col
denaro. Per far circolare in altri modi le risorse che già esistono nelle nostre comunità e
per metterle in condivisione. Perché vogliamo sperimentare forme nuove di autogoverno
comunitario.
Vi invitiamo ad allargare questa comunità in costruzione…
Per presentare il progetto della moneta sociale e il suo funzionamento, il laboratorio
bolognese invita tutte/i coloro che condividono il significato del progetto a partecipare a
questa nuova sperimentazione, per ingrandire la rete di relazioni in cui far circolare
questa nuova forma di scambio.
Vi invitiamo alle prime presentazioni pubbliche del Grano e del laboratorio bolognese per la moneta sociale!

Venerdì 12 maggio alle 21 al Circolo anarchico Berneri, Piazza di Porta Santo Stefano 1
circoloberneri.indivia.net

Mercoledì 17 maggio alle 21 al Làbas Occupato, via Orfeo 46
labasoccupato.com

Lunedì 22 maggio alle 21 alla Nuova Casa del Popolo 20 Pietre, via Marzabotto2
20pietre.wordpress.com

Laboratorio bolognese per la moneta sociale. Solidarietà e autogestione!

MANIFESTO

PRINCIPI FONDANTI

Il “progetto moneta sociale” vuole essere un esperimento di autorganizzazione popolare aperto, democratico e inclusivo.

Il progetto è promosso da persone e da realtà sociali che fanno dell’autogestione il centro della propria attività politica.

Le persone e le realtà coinvolte nel “progetto moneta sociale” hanno dato vita al Laboratorio bolognese per la moneta sociale, che ha le seguenti finalità:

– mettere in discussione l’idea di ricchezza e il rapporto delle persone col denaro;

– favorire un economia di giustizia, partecipazione e solidarietà. Creare fiducia e sostegno verso questo tipo di economia;

– promuovere la crescita dei beni condivisi delle comunità;

– decostruire il potere legato alla gestione del denaro;

– sperimentare forme innovative di autogoverno comunitario.

L’autogestione è il principio centrale di questa sperimentazione e ogni persona che partecipa al progetto deve essere attivamente coinvolta e responsabile. Pertanto la moneta sociale va intesa come strumento a disposizione della comunità che si autodetermina

Il progetto “moneta sociale” si riferisce alle dieci colonne dell’economia solidale.

Il Laboratorio bolognese per la moneta sociale combatte le gerarchie e qualsiasi discriminazione legata al genere e all’orientamento sessuale, all’età, alla provenienza e alle condizioni sociali ed economiche.

RUOLI E MODALITÀ’ DECISIONALI

Il Laboratorio bolognese per la moneta sociale è un’assemblea aperta a tutte le persone aderenti al progetto.

L’assemblea è l’organo decisionale unico.

La moneta sociale è di proprietà esclusiva del Laboratorio e non sarà mai ceduta a terzi.

La moneta sociale emessa dal Laboratorio sarà per sempre gratuita, nel senso che non sarà mai emessa a debito e per essa non sarà mai richiesto alcun interesse.

Il Laboratorio si occupa di avviare la sperimentazione, di decidere la forma e i volumi di emissione della moneta sociale, di definire le modalità di emissione prioritarie, di organizzare incontri ed eventi informativi e coinvolgenti.

Il Laboratorio si impegna ad adottare metodologie decisionali basate sul metodo del consenso.

Il Laboratorio si impegna a comunicare pubblicamente le proprie decisioni e a non nascondere gli eventuali problemi che dovessero sorgere nell’ambito del progetto.

Il Laboratorio si impegna ad ascoltare e a confrontarsi con le assemblee dei gruppi che aderiscono collettivamente al progetto.

Il Laboratorio si impegna a diffondere formazione, informazione e consapevolezza rispetto allo strumento “moneta sociale”.

Il Laboratorio gestisce un albo pubblico delle realtà produttive aderenti al progetto.

Il Laboratorio costruisce/mantiene rapporti di scambio di esperienze e reciprocità con analoghe realtà del territorio regionale e provinciale.

MODALITÀ DI ADESIONE/INCLUSIONE

Le persone, le associazioni, i gruppi, ecc. che intendono aderire al “progetto moneta sociale” ne fanno richiesta esplicita al Laboratorio, che decide le ammissioni.

Le realtà collettive che entrano nel “progetto moneta sociale” si impegnano a diffondere al proprio interno e all’esterno i principi fondanti del progetto, a controllare il corretto uso della moneta nei propri ambiti e il rispetto degli impegni presi dai produttori aderenti. In particolare si impegnano a collaborare con il Laboratorio per la diffusione di informazione, formazione e consapevolezza in merito allo strumento “moneta sociale”.

Le realtà produttive, individuali o collettive, che aderiscono al progetto accettando la moneta sociale assumono i seguenti impegni:

– aderiscono ai principi fondanti del progetto;

– si fanno parte attiva nel radicamento, nella tutela e nell’allargamento della rete che sostiene la moneta;

– si impegnano ad adottare sistemi di segnalazione chiari e ben visibili della propria adesione al progetto;

– accettano di essere iscritte ad un albo pubblico in cui si specificano beni e servizi offerti e percentuali di accettazione della moneta sociale.

– si impegnano a fornire i beni e i servizi a prezzi giusti e trasparenti per chi compra e chi vende

– si impegnano a ricercare le modalità produttive maggiormente sostenibili in termini ecologici;

– si impegnano a rispettare il lavoro dipendente/subordinato eventualmente coinvolto nella propria attività produttiva;

– si rendono disponibili a fornire al Laboratorio dati sui propri flussi di moneta utili a fini statistici e di programmazione;

– si impegnano a comunicare tempestivamente la propria fuoriuscita dal progetto.